Commento al Salmo 121

Secondo dei salmi dei Gradini

di Bruno Di Porto

 

ֹשִיר לַמַּעֲלוֹת
אֶשָּא עֵינַי אֶל הֶהָרִים
מֵאַיִן יָבוֹ עֶזְרִי
עֶזְרִי מֵעִם יְהוָֹה עֹשֵֹה שָמַיִם וָאָרֶץ
אַל יִתֵּן לַמּוֹט רַגְלֶךָ אַל יָנוּם שֹמְרֶךָ

 

SHIR LAMMAALOT
Canto per I Gradini

ESSA’ EINAI EL HEARIM
ME AIN YAVO’ EZRI’

ALZO I MIEI OCCHI VERSO I MONTI
DA DOVE VERRA’ IL MIO AIUTO Dante Lattes ha tradotto SOCCORSO

EZRI’ MEIM ADONAI OSÈ SHAMAIM VAAREZ

IL MIO AIUTO (viene) DAL SIGNORE CHE CREA IL CIELO E LA TERRA
Dante Lattes: Il SOCCORSO MI VIEN DALL’ETERNO, AUTORE DEL CIELO E DELLA TERRA

AL ITTEN LAMMOT RAGLEKHA AL YANUM SHOMEREKHA

NON LASCERA’ VACILLARE IL TUO PIEDE – NON DORMIRA’ IL TUO CUSTODE
DANTE LATTES: EGLI NON PERMETTERA’ CHE IL TUO PIEDE VACILLI, NON SONNECCHIA IL TUO CUSTODE

 

הִנֵּה לֹא ינָוּם וְלֹא יִיֹשָן שוֹמֵר יִשְֹרָאֵל
יְהוֹה שמְרֶךָ יְהוָֹה צִלְּךָ עַל יַד יְמִינֶךָ

יוֹמָם הַֹשֶמֶֹש לֹא יַכֶּכָּה וְיָרֵחַ בַּלָּיְלָה
יְהוָֹה יִֹשְמָרְךָ מִכָּל רָע יִֹשְמֹר אֶת נַפְֹשֶךָ

יְהוָֹה יִֹשְמָר צֵאתְךָ וּבוֹאֶךָ מֵעַתָּה וְעָד עוֹלָם

 

HINNÈ LO INAUM VE LO YISHAN SHOMER ISRAEL

ECCO NON DORME E NON SI ADDORMENTA IL CUSTODE DI ISRAELE

DANTE LATTES: CERTO NON SONNECCHIA NÈ  DORME IL CUSTODE DI ISRAELE

ADONAI SHOMREKHA ADONAI ZILKHA’ AL YAD YEMINEKHA

IL SIGNORE  IL TUO CUSTODE (come fosse) LA TUA OMBRA ALLA TUA DESTRA

YOMAM HASHEMESH LO IKKEKA’ VEYAREAH BALLAILA

DI GIORNO IL SOLE NON TI COLPIRA’ NÈ  DI NOTTE LA LUNA

ADONAI YSHMORKHA’ MI KOL RA, ISHMOR ET NAFSHEKHA

IL SIGNORE TI PROTEGGERA’ DA OGNI MALE, PROTEGGGERA’ LA TUA VITA (nefesh significa anima in comprensivo senso spirituale e fisico)

ADONAI YSHMOR ZETEKHA UVOEKHA MEATTA’ VEAD OLAM
IL SIGNORE CUSTODIRA’ LA TUA USCITA E LA TUA ENTRATA ORA E SEMPRE

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I quindici salmi dal 120 al 134 sono chiamati salmi dei gradini (ha maalot oppure la maalot, per i gradini). Il rabbino Dante Lattes (1876 – 1965), nel libro di commento ai salmi, citando il rabbino Hirsch Perez Chajes (1876 – 1927) attesta che questi salmi erano cantati, con accompagnamento musicale, salendo, uno ad uno, i quindici gradini: “Ma dov’erano questi gradini? Secondo la Mishnà di Succà si trattava dei quindici scalini che nel Tempio conducevano dal recinto degli israeliti all’atrio delle donne. I pii e gli uomini di azione danzavano con torce accese in mano, mentre i leviti con arpe, timpani, trombe ed altri strumenti musicali, scendevano i quindici gradini che dall’atrio degli israeliti menavano a quello delle donne”.  Seguono, nel testo di Lattes, varie ipotesi su tempi e luoghi, comunque percorrendo gradini in luoghi sacri, e diverse notizie sugli strumenti musicali.

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Sull’argomento verte specificamente, raccogliendo diverse interpretazioni date dai maestri, il libro di Giampaolo Anderlini I QUINDICI GRADINI. UN COMMENTO AI SALMI 120 – 124, con prefazione di Paolo De Benedetti, Firenze, Giuntina, 2012. Una nota particolare verte sulla differenza, nel titolo, del salmo 121, sopra interamente riportato, dagli altri quattordici salmi del gruppo, perché non reca Shir ha-maalot “Canto dei gradini,” ma Shir la maalot, ossia “Canto per i gradini”. La sottile differenza è stata indicata nel valore numerico della lettera Lamed che è di 30, il doppio dei 15.

ֹשִיר לַמַּעֲלוֹת
Lettera LAMED
ל

Rabbi Aqiva, e poi il dotto Rashì, hanno interpretato la doppia misura nel senso che quindici gradini sono in questo mondo e quindici per il mondo a venire.
I salmi dei gradini hanno speciale relazione con la solennitàdi Sukkot (le capanne), che in questo anno 5782 si è celebrata nell’ultima decade di settembre 2021. Leggiamo, infatti, nel quinto capitolo del trattato Sukkà, nelle Mishnaiot di rav Vittorio Castiglioni (Roma, tip. Sabbadini, 1962):

“Uscito il primo giorno di festa, i sacerdoti e i leviti scendevano nell’atrio del Tempio riservato alle donne e vi facevano un grande preparativo […] le persone più devote e distinte danzavano davanti a loro con fiaccole ardenti che avevano in pugno, cantando salmi e laudi. I leviti con arpe, salteri, timpani, trombette e innumerevoli altri strumenti musicali, stavano sui quindici gradini lungo i quali si andava dall’atrio degli uomini giù in quello delle donne, i quali corrispondevano ai quindici canti graduali (dei gradini) contenuti nel Salterio. Quivi i leviti stavano con i loro strumenti musicali e intonavano cantici. Al canto del gallo eseguivano una sonata piana, una sonata rumorosa e un’altra sonata piana. Giunti al decimo gradino, eseguivano una sonata piana, una sonata rumorosa e un’altra sonata piana. […] Giunti alla porta verso oriente, si volgevano verso occidente e dicevano: i nostri padri, quando erano in questo luogo, volgevano la loro schiena al tempio di Dio e la loro faccia ad oriente e si prostravano a oriente, al sole (sole sorgente: la cosa interessa molto, come traccia di un culto solare che ha preceduto l’elaborazione della Torà  e la formazione del vero e proprio ebraismo), ma noi, i nostri occhi sono rivolti a Dio. Rabbi Yehudà attesta che ripetevano e dicevano: Noi a Dio, a Dio sono rivolti i nostri occhi”. (pagine 203 – 204). Come all’inizio del salmo: occhi volti ai monti, con pensiero e preghiera a Dio, al divino sostegno.

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Per il prossimo sabato seguirà il salmo 122.

Bruno Di Porto

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