Il giorno della memoria

Beth Hillel
27 gennaio 2021

di Franca Eckert Coen

Roma, 27 gennaio 2021 –  Il 27 gennaio ricorda l’apertura dei cancelli del campo di sterminio di Auschwitz e le tante vittime della shoah. Oggi, a 76 anni di distanza, resta l’orrore che si presentò agli occhi di chi per primo prese coscienza e conoscenza di quella realtà inimmaginabile. 

Io avevo 6 anni. Per mia fortuna non ero in quel campo, anche se avrei potuto esserci molto facilmente. Mi chiamo Franca ed ero ‘onesta’ come esprime il mio nome ma, per sopravvivere, dovevo imparare a mentire: mentire sul mio nome, mentire sulla religione alla quale ero stata cresciuta ed educata fino a quel momento.

Da un giorno all’altro per tutti gli ebrei fu perdita del lavoro, requisizione dei propri beni, esclusione dalle scuole. Poi, per la salvezza, la fuga. Noi fuggimmo verso il sud, già liberato dagli alleati, con destinazione Brindisi; altri fuggirono all’estero, in Svizzera scavalcando montagne, altri ancora si nascosero in conventi, posti di fortuna….

Noi fummo fortunati, pur rimanendo orfani di nostri numerosi parenti; fummo salvati da gente comune: contadini, un ufficiale dei carabinieri, perfino un giovane ufficiale tedesco, contribuirono alla nostra salvezza. Un segno che, pur nei momenti più bui, esistono persone che conservano la propria integrità morale e che vanno ricordati come esempi contro tutte le guerre. Io ancora oggi provo viva riconoscenza per coloro che a proprio grave rischio hanno salvato loro simili.

Molti bambini morti nella Shoà non hanno potuto crescere e dar vita a loro volta ad altri figli e perciò noi bimbi sopravvissuti abbiamo il dovere di testimoniare e tramandare, come valori universali, alcuni insegnamenti profondi che siano forieri di pace:

–  l’importanza del rapporto di fiducia tra gli uomini 

–  essere in grado di mantenere la propria umanità anche nelle situazioni più gravi

–  riconoscere il valore di ogni essere umano e la ricchezza delle diversità.

A proposito del rispetto per tutti i popoli la denuncia dei crimini perpetrati dai nazisti, porta ad accusare il popolo tedesco come persecutore e si rischia così di infondere odio verso un popolo più che verso un regime. Condivido ciò che scriveva Enzo Sereni nel ’42: 

“Io voglio che la nostra gioventù sia penetrata di odio verso il regime di servitù che vige nel mondo e che provoca guerre continue ed avvilimento della nostra dignità umana. Ma l’odio che io voglio provocare è l’odio al concetto, al regime e non agli uomini. Deve essere sempre chiaro che è proibito confondere l’odio verso il regime con l’odio verso l’uomo…”   

Nel ricordare, inoltre, e nel portare rispetto e compassione per tutti coloro che sono stati sterminati, voglio esprimere anche la duplice preoccupazione: primo, che tutti i non ebrei ci compiangano come vittime di tante persecuzioni nella storia e ignorino il valore culturale e religioso dell’ebraismo; secondo, che i giovani ebrei di oggi si identifichino prevalentemente nel ruolo di figli della shoah, invece di essere coscienti di far parte di un popolo ricco di valori e che intende operare per un mondo di giustizia. 

Per evitare questa tendenza credo fermamente che per tutti noi ebrei sia importante e basilare acquisire una solida formazione culturale ebraica che ci permetta di trasmettere questi valori a chi non ci conosce contribuendo al principio fondante del Beth Hillel che è quello del Tikkun Ha Olam e cioè il perfezionamento del Mondo, anche attraverso il compito al quale l’Eterno ci ha chiamato per contribuire.

Franca Eckert Coen  Cofondatrice e Presidente onorario Beth Hillel Roma

inciampo

Add Your Comment